NOTIZIARIO del 25 marzo 2004

 
     

Zapatero, facci sognare!
di Rico Guillermo

La scorsa settimana aveva detto no a Bush. Ieri ci ha riprovato Powell a convincere il premier spagnolo in pectore, Zapatero, a non ritirare le truppe dall'Iraq.

Quello che gli USA temono e' un effetto emulativo, e politicamente una sostanziale sconfessione di tutta la missione.

Consapevole pero' della ferma posizione di Zapatero, Powell ha usato un'altra strategia, quella di proporre al prossimo governo spagnolo di lavorare insieme ad una nuova importante risoluzione ONU in campo politico e in campo militare che soddisfi le richieste della Spagna in modo che questa cambi idea sul ritiro delle truppe.

Il segretario per la politica internazionale del partito di Zapatero, Marìn, ha assicurato che il PSOE sta gia' preparando una nuova risoluzione da sottoporre al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Nel documento si mira ad incidere sulla situazione politica irachena in modo che la Spagna possa lasciare le sue truppe in Iraq ma questa volta sotto il coordinamento dell'ONU.

Marìn ha spiegato che i punti affrontati nell'incontro con Powell aprono una prospettiva diversa non solo a riguardo della situazione irachena, ma anche per l'approccio alla lotta internazionale al terrorismo.

Nei colloqui con Powell - prodigo di complimenti ed aperture ad avvalersi della consulenza spagnola - Zapatero ha mostrato disponibilita' alla collaborazione, riconfermando pero' con fermezza la sua posizione sul ritiro delle truppe. Powell ha anche assicurato di comprendere che l'annuncio di Zapatero di ritirare le truppe e' una risposta al mandato conferitogli dagli elettori.

In definitiva, gli USA hanno una paura matta che Zapatero possa legargli le mani, e ci provano con le lusinghe, ma il nuovo leader spagnolo sembra proprio non cascarci.

In realta' la situazione va vista su piu' piani differenti, e Powell difende interessi differenti. Un primo interesse e' quello economico, le possibilita' di sfruttamento petrolifero offerte agli USA ed alle compagnie petrolifere amiche. Ma se il potere di "supervisore" dell'Iraq passasse all'ONU, anche la gestione dei pozzi e delle conseguenti entrate, verrebbe sottratta agli USA e ai loro alleati.

C'e poi l'aspetto elettorale. Una sconfessione della politica estera adottata dall'attuale amministrazione a pochi mesi dal voto sarebbe un gran brutto segnale per l'elettorato americano, e comprometterebbe l'esito di una competizione che vede Bush gia' in difficolta'. E questo secondo punto e' legato al primo dal fatto che le compagnie petrolifere finanziatrici di Bush potrebbero tirarsi indietro di fronte alla prospettiva ONU.

Il terzo ed ultimo punto, e davvero oramai ultimo, e' proseguire la politica estera dell'attuale amministrazione per concretizzare i "valori" dell'elettorato conservatore americano.

In questo dibattersi del gigante Stati Uniti e del governo Bush si staglia la figura del Davide-Zapatero. Zapatero puo' dire il suo no senza timore di essere aggredito in una guerra, ma potrebbe comunque avere delle ritorsioni, ad es. economiche.

Ma Zapatero, nella stessa posizione in cui altri non hanno saputo dire altro che "signorsi'" dice no, e lo ribadisce anche davanti alle lusinghe. E prepara un suo documento da sottoporre al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, dato che in realta' non c'e' affatto bisogno della gran concertazione che propone Powell, per scrivere nero su bianco che sara' l'ONU a prendersi in carico l'Iraq, politico e quindi anche economico.

Non c'e' bisogno di attendere la concretizzazione di quelle promesse che gli USA hanno gia' mostrato di non saper mantenere, ad esempio su Guantanamo, per la cui incresciosa situazione lo stesso Powell aveva promesso all'Unione Europea di impegnarsi e che invece continua a permanere inalterata.

Certo gli USA sono grandi e grossi, e la Spagna e' piccola. Una ragione in piu' per schierarci con Davide, che tiene duro conro Golia.

by www.osservatoriosullalegalita.org

_____________

I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE COPIATI CITANDO E LINKANDO LA FONTE