NOTIZIARIO del 09 marzo 2004

 
     

Mimose a metà per le donne irakene,
e nuove possibili strategie
della diplomazia mondiale

di Mara Muscetta

La costituzione provvisoria irakena é stata firmata nei bagliori e nei fragori delle granate e delle sanguinose esplosioni. Non si sa quanto l'Ayatollah Sistani sia convinto. Gli Sciiti sono il 60 % della popolazione, e non sono convinti di dover condividere con Curdi e Sunniti il loro potere.

In questo quadro i diritti concessi alle donne sono fortemente luimitativi, almeno per quanto attiene al divorzio e alle eredità. In compenso la sharià é stata, per ora "provvisoriamente" espunta dalla Costituzione.

Non si sa che cosa accadrà dopo le elezioni. Gli americani tradiscono una forte volontà di progressivo disimpegno per la loro presenza militare in Iraq, perché il confronto elettorale si annuncia duro, pur mantenendo un desiderio di controllo economico del paese, attraverso amici fedeli, oggi presenti nel governo irakeno ad interim.

Che cosa accadrà ora non é dato di sapere, dal momento che anche l'Onu non ritiene fattibili le elezioni a breve scadenza, che pure gli Sciiti sollecitano. Il compromesso raggiunto con la presente bozza di Costituzione é stato salutato dagli sciiti di Teheran come un risultato di partenza, e anche i sunniti presenti in Egitto hanno salutato l'evento come il male minore nella presente situazione.

Questo é il quadro internazionale con il quale si confronta il governo, che chiede una proroga della nostra missione in Irak. E qui comincia ad impazzire il triciclo, con la rotellina velleitaria e inconcludente di Boselli, il quale, già contrario alla presenza dell'Italia dei Valori nella lista Unitaria, cerca visibilità e benemerenze anche attraverso una conferma della presenza italiana in Irak attraverso il rifinanziamento e la proroga della nostra missione.

Prodi si é schierato per il rafforzamento di un eventuale forza militare europea, per essere in grado di controllare qualunque eventuale capovolgimento della situazione verso il peggio , non solo in Iraq ma in tutto il Medioriente. Quindi, in seno alla lista unitaria comincia a manifestarsi una confusione babelica, non certo prevedibile nei giorni del tripudio, in occasione della Convention del 13 e del 14 febbraio.

Anche in seno ai DS si apre una opposizione, con il Correntone deciso a votare No, e Fassino schierato per il non voto, per smarcarsi dal governo. La vittoria della destra di Karamanlis in Grecia non facilita affatto la vita ai riformisti con la r minuscola,e se nel governo le fratture sono molteplici quelle dell'Ulivo, invece, ...pure.

L'aumento del prezzo del greggio , ultimo fra le tante delizie marzoline, che si traduce in un vigoroso aumento della benzina al dettaglio, é destinato a ricordare a tutti il vantaggio- miraggio dei pozzi di Nassirya, con il petrolio promesso all' Eni, che pero' non si sa quando potrà divenire realtà.

Nel frattempo, in una casa planetaria il cui pavimento traballa, a causa dei cambiamenti climatici e dei disastri annunciati per l'aumento dell'effetto serra,perfino dal rapporto del Pentagono, i contendenti alla competizione elettorale in Europa tendono a parlare solo delle mattonelle da sostituire , senza minimamente occuparsi di una strategia a largo respiro , che dovrebbe indurre a una svolta radicale sul piano energetico per evitare alle nuove generazioni disastri epocali.

Con una conseguenza fondamentale nelle scelte da operare:

1) quale sarà la priorità delle spese da affrontare, quelle militari o quelle per le energie alternative, e per l'idrogeno verde?

2) Quali saranno poi le iniziative di politica estera dell'Unione, dopo le elezioni di giugno ?

Sembrerebbero auspicabili, a mio avviso:

a) una riforma del Consiglio di sicurezza dell'Onu,
b) una forza militare ONU di pronto intervento , per evitare stragi di massa
c) Piano Marshall Europeo di aiuti allo sviluppo e alla ricostruzione, in Medio Oriente e in Palestina
d ) offensiva diplomatica per realizzare la proposta Bonino, per favorire un Benelux dell'acqua tra Israele, Palestina e Giordania, con finale domanda dei 3 paesi di inclusione nell'Unione, nel rispetto delle regole che lo condizionano.

Niente muri, ma ponti di collaborazione.

by Bollettino Osservatorio

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