NOTIZIARIO del 05 marzo 2004

 
     

Terrorismo, giustizia, democrazia
di Armando Spataro *

Scrivo queste note nell'ipotesi che a qualcuno di quelli che erano adolescenti all'inizio degli anni '80 possa interessare quello che sta accadendo in Francia in relazione all'ex terrorista Cesare Battisti, oggi scarcerato dalla Chambre d'Accusation parigina.

Non scrivo tanto come segretario del Movimento, ma come pm che all'epoca, insieme al collega Corrado Carnevali (oggi aggiunto a Milano) e all'allora G.I. Pietro Forno (oggi sostituto a Milano), seguì l'inchiesta che portò alla condanna di Battisti.

Come magistrati non possiamo che rispettare la decisione dei colleghi francesi (che, verosimilmente fondata sull'assenza di esigenze cautelari, non pregiudica la pur sempre possibile estradizione), ma come magistrati e cittadini dell'Europa non possiamo che rimanere esterrefatti ed amareggiati di fronte alla campagna di opinione che, in Francia, è stata scatenata intorno alla vicenda.

Ne sono stati protagonisti non solo e non tanto i latitanti italiani che vivono in Francia ormai da molti anni, ma giornali autorevoli (Le Monde in testa), la lobby degli scrittori di sinistra (molto potente Oltralpe) ed una vasta area di "intellettuali", di politici e di amministratori locali: tutti costoro hanno sostenuto che la condanna di C. Battisti fu frutto dell'azione della magistratura italiana italiana allineata alle logiche emergenziali dell'epoca, che quella sentenza è figlia di una giustizia applicata senza rispetto per le garanzie dei cittadini e che la cattura dell'estradando - dipinto più o meno come un eroe senza macchia e senza paura - è un favore che il governo francese avrebbe inteso rendere al governo Berlusconi.

Per chi ha vissuto quegli anni operando nel settore del terrorismo, vedendo i colleghi e tanti cittadini inermi cadere sotto il piombo delle Br, di Prima Linea e di altri gruppi di folli criminali, queste sono giornate deludenti e tristi: sembra di essere tornati indietro di 20/25 anni e di rivedere e risentire quanti (tra loro, persino alcuni colleghi!) accusavano la magistratura di derive autoritarie ed antidemocratiche. C'era il Presidente Pertini, fortunatamente, a ricordare che l'Italia era l'unico paese europeo a potersi vantare di avere fermato il terrorismo nelle aule di Giustizia, rispettando la Costituzione e le regole del processo.

Cesare Battisti è stato condannato con sentenze definitive all'ergastolo e ad un periodo di isolamento diurno, oltre che per banda armata, rapine, armi, gambizzazioni, per ben quattro omicidi: in due di essi (omcidio m.llo Santoro, Udine 6.6.78; omicidio dell'agente Andrea Campagna, Milano 19.4.79), egli sparò materialmente in testa o alle spalle delle vittime; per un terzo (macellaio Lino Sabbadin, Mestre 16.2.79) partecipò materialmente facendo da copertura armata al killer Diego Giacomini; per il quarto (Pieluigi Torregiani, Milano 16.2.79) fu condannato come co-ideatore e co-organizzatore.

Gli omicidi Sabbadin e Torregiani, infatti, furono compiuti a distanza di un'ora l'uno dall'altro, nello stesso giorno (16.2.79, appunto, a pochi giorni dagli omicidi di Guido Rossa ed Emilio Alessandrini), perchè responsabili, secondo "la giustizia proletaria", di avere reagito a rapine che avevano subito poco tempo prima. Furono uccisi perchè mai avrebbero dovuto reagire ai proletari costretti alle rapine per sopravvivere. La stessa organizzazione (Proletari Armati per il Comunismo -P.A.C.), di cui Battisti era uno dei capì, organizzò i due omicidi in contemporanea per darvi maggior risalto: un gruppo agì a Mestre (tra essi Battisti), un altro a Milano.

Logico e giusto che gli autori di un omicidio siano stati ritenuti responsabili anche dell'altro. Questa circostanza - pensate - è stata utilizzata da Le Monde e da certa sinistra francese (quella che ha accolto Battisti, appena scarcerato, come un eroe al canto di "Lugano Addio" o "Oh bella ciao") per sostenere l'ingiustizia della condanna: come ha potuto la magistratura italiana condannare Battisti per i due omicidi essendo all'evidenza impossibile che costui si portasse da Mestre a Milano o viceversa in un'ora?

L'asilo politico, per come è stato applicato negli anni '80 e per come lo si vorrebbe applicare al caso Battisti, non ha nulla a che fare con le tradizioni democratiche di ospitalità della Francia e non può essere invocato per consentire ad un assassino puro di sottrarsi alla giustizia; ad un personaggio, tra l'altro, che evase clamorosamente dal carcere di Frosinone dove era detenuto. Non vi è bisogno alcuno che io spieghi questa osservazione di solare evidenza.

Il terrorismo non fu frutto di una guerra civile, come superficialmente qualcuno ancora oggi ripete: la guerra fu dichiarata solo da una parte e lo Stato Italiano con ben tre successive leggi (l'ultima delle quali premiava la mera dissociazione dei terroristi senza necessità di chiamate in correità) ha dato ampia possibilità a chiunque di chiudere i conti con il proprio passato da terrorista.

Spiace che l'attacco al sistema italiano e la "copertura" dell'eroe Battisti si manifestino in Francia in un momento come questo in cui si va affermando la necessità di un unico spazio giuridico europeo e della reciproca legittimazione degli ordinamenti e sistemi giudiziari dei paesi europei (tale concetto, peraltro, costituisce la base dell'accordo sul mandato d'arresto europeo).

Penso che i magistrati italiani - ed, in particolare, i gruppi del Movimento per la Giustizia e di MD anche all'interno di Medel (proprio oggi, Vittorio Borraccetti ha sostenuto tale necessità) - debbano farsi carico di informazione anche in questo settore e su questa vicenda. Per evitare che la campagna di opinione in atto in Francia (basata anche sul risibile argomento secondo cui Battisti, ormai, è un eccellente giallista) produca disinformazione in Europa e, soprattutto, incrini i consistenti progressi in atto - ripeto - verso la costruzione dello spazio giuridico comune che si rivela ormai indispensabile contro le forme più agguerrite di criminalità organizzata, che per definizione sono transnazionali.

Se, da un lato, nessuna impunità può essere invocata - e nessuna legge varata - per l'interesse di una sola persona (che si tratti del primo ministro o di un suo sodale, di Sofri o di Battisti, la conclusione è per noi identica), va pur detto, dall'altro, coerentemente con la nostra tradizione di indipendenza di pensiero, che non riteniamo giusto tacere dinanzi alle strumentalizzazioni politiche che si sono manifestate in Francia : come è noto, non lesiniamo critiche all'attuale Ministro della Giustizia per le mille ragioni che conoscete, ma qui il colore della maggioranza di governo non c'entra e, comunque, preferiamo che un Ministro si attivi per la consegna all'Italia dei latitanti (di tutti i latitanti, senza differenze per colore o censo o potentati d'appartenenza), piuttosto che per l'accoglienza da riservare all'aereoporto alla Baraldini di turno.

La democrazia italiana ha saputo resistere all'attacco del terrorismo anche grazie al sacrificio di molti tra noi: penso a tante vite assurdamente spezzate.

Anche per questo - oggi - non possiamo tacere.

* Segretario nazionale del Movimento per la giustizia e sost. procuratore della divisione antiterrorismo della procura di Milano.

by Bollettino Osservatorio

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