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NOTIZIARIO del 25
febbraio 2004
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Il
rapporto del Pentagono Il documento, a lungo occultato dall'amministrazione Bush, e finalmente portato a conoscenza di tutti, credo sia il fatto politico più rilevante, in grado di mettere seriamente in discussione non solo la politica estera dell'amministrazione Bush ma anche quella dei democratici americani. Lo stesso dicasi delle scelte politiche dell'Unione Europea, che ha già fornito indicazioni in materia nelle sue direttive (seguite nel Nord Europa e disattese in Italia). L' entrata in guerra in Irak accanto agli americani ha largamente inquinato il dibattito politico e occultato la vera interrogazione: in Irak, per fare che cosa? Evidenziamo subito la lista delle menzogne: 1) cercare
le armi di distruzione di massa Grazie a queste bugie sono morti migliaia di civili irakeni e curdi, centinaia di Americani, Italiani , e anche Spagnoli e Polacchi. 110 milioni di pacifisti in tutto il mondo con le loro bandiere arcobaleno avevano detto: No alla guerra senza riuscire a bloccarla. Ma, sgombrato il campo dalla chiacchiera menzognera e pretestuosa, perché la giornata del 20 marzo non sia solo la ripetizione di un semplice rituale, i pacifisti e i leader politici che condividono queste posizioni devono dare risposte chiare ai problemi di fondo. Il petrolio, energia dominante sul pianeta, motore primo del modello di sviliuppo economico nel XX secolo, le sue strade di diffusione (oleodotti) i mezzi di trasporto (petroliere-carrette del mare) sono stati e sono fattori devastanti dell'ambiente. Un disastro preconizzato 35 anni fa dal Club di Roma, e oggi finalmente denunciato dall'importantissimo rapporto di cui sopra, a lungo occultato all'opinione pubblica americana e mondiale. A quali conseguenze economiche, ecologiche, politiche e sociali andremo incontro se la CO2 aumenterà nell'atmosfera? Il popolo della pace che si prepara a rimanifestare il 20 marzo per bloccare le carneficine deve dare, a mio avviso, anche una risposta a questa domanda. Ma hanno le idee chiare sul futuro del petrolio i leader politici che cavalcano questa ondata d'urto di opinione pubblica, facendo della parola PACE e del ritorno all'ONU l'esorcismo centrale del loro discorso politico? Come intendono porsi di fronte a questo nuovo Moloch, al quale sono state sacrificate vite umane (perché finora é stata l' energia motrice dello sviluppo economico, e, al tempo stesso, un grave impatto per il futuro del pianeta)? A 4 mesi dalle elezioni europee, nella sinistra, tanto coloro che ostentano "cultura di governo" , quanto i pacifisti radicali, "senza se e senza ma" hanno evaso il nocciolo del problema: 1) vale la pena di puntare ancora sul petrolio quale energia motrice del futuro e sui contratti necessari per ottenerlo (come quello dell'Eni a Nassiria)? 2) per quale tipo di energia, vogliamo combattere? Non credo che possiamo aspettarci risposte dalla presente amministrazione Bush con il suo immane conflitto di interessi petroliferi: dovrebbe fare kara-kiri. Le domande vanno quindi rivolte all'opposizione che si sta delineando negli Stati Uniti, a tutti i candidati del partito Democratico in lizza per le prossime elezioni americane. Se fossi una giornalista statunitense chiederei: 1) Senatore
Kerry (e affini), come pensate di affrontare i problemi segnalati dal
rapporto del Pentagono? Gli elettori europei dovranno rivolgere le stesse domande ai leader delle sinistre che cavalcheranno la PACE per le prossime elezioni (Diliberto e Bertinotti) 1) Quale
energia per il futuro Nel frattempo Fassino ha già detto che ora la guerra é finita e il problema più urgente é la ricostruzione!. . . . Un volantino dell'associazione Un ponte per... informa che le imprese italiane , alle quali sono stati aggiudicati i primi contratti per la ricostruzione, sono già presenti in Irak (GTT, Magrini Galileo, Meccaniche Galileo, Chimic, e naturalmente la Banca San Paolo Imi , che partecipa al capitale della Trade Bank of Irak). Assistiamo allora all'eclisse dell'umanitario ed al trionfo del business. Davvero Fassino e Rutelli hanno tanta difficoltà a sottrarsi al fascino discreto dei profitti di guerra? Probabilmente loro risponderanno: per cultura di governo. Sono domande scomode, ma dopo il rapporto del Pentagono restano ormai ineludibili. Allora ,
perché la giornata del 20 marzo non rischi di apparire folkloristica e
ripetitiva rispetto alle manifestazioni del passato per tutti i parlamentari
filoprodiani del No occorrerà avere il coraggio delle responsabilità,
sapendo che, se si astengono al voto, non prenderanno schiaffoni (come
é stato loro promesso), ma rischiano di perdere i voti! * gia' direttrice dell'Istituto italiano di cultura di Marsiglia _____________ I
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