NOTIZIARIO del 19 febbraio 2004

 
     

Conflitti d'interessi, crisi economica e partecipazione democratica
di Mara Muscetta*

I conflitti di interesse apparsi in Italia sono in realtà "epidemici", come dice Guido Rossi, e devono essere inscritti in un contesto globale, perché l'impresa ha radicalmente mutato la sua struttura, come é apparso anche in occasione dei crack Parmalat e Cirio.

L' impresa a rete consente uno scarica barile dei buchi, dei falsi in bilancio e delle truffe molto sofisticato e praticamente incontrollabile allo stato attuale del diritto internazionale sulla materia. I paradisi off shore hanno favorito questi trapassi opachi di immensi capitali , a danno della collettività, e allora , se le regole vanno riscritte non é solo per il nostro paese : occorre ormai guardare ad orizzonti sovranazionali, europei , e mondiali.

Le riforme già realizzate in Usa dalla S.e.c, dovrebbero trovare un corrispettivo in Europa , attraverso la creazione di una nuova agenzia europea di controllo ,e sul piano mondiale , attraverso la riforma delle agenzie economiche delle U.N. (FMI e B.M.), come propongono i più validi economisti americani Tobin, Stiglitz, e Rifkin.

Appare più che mai indispensabile colmare il vuoto di giurisprudenza apparso in seguito ai veloci cambiamenti strutturali dell'economia , e le prossime elezioni europee sono un'occasione preziosa per poter disegnare sul piano giuridico internazionale, un modello economico alternativo, più rigoroso, trasparente, più umano e rispettoso dei diritti , capace di imporsi nel mondo per combattere gli squilibri , le ingiustizie interne e internazionali , il terrorismo e le sue cause.

L'Ulivo e i suoi Riformisti , per essere credibili , devono partire da li' per correggere la vistosa asimettria tra potere economico, tecnologico e informativo da un lato e la partecipazione democratica dall'altro.

"All in all, United for the Olive Tree is a necessary but not sufficient condition for a centre-left victory ...". Su questo punto sono d'accordo con la valutazione di un amico giornalista britannico.

Credo che l' aspetto più debole della Convention e dell'operazione Prodi sia stato questo: se da un lato é stata dichiarata la fine del pensiero unico all'anglosassone, dell'Ulivo prima maniera , dall' altro sono stati promessi, sia da Amato che da Fassino , indispensabili interventi sul welfare, gli ammortizzatori sociali e le tutele, senza che fossero peraltro indicati i modi di reperimento delle risorse necessarie. Giovanna Melandri ha dichiarato , perfettamente consapevole : tutto questo costa ! Giusto.

Esaminiamo allora i non-detti della Convention, evento mediatico di "rassemblement", necessario per far cessare, almeno in apparenza i contrasti tra forze in campo, ma destinato a restare un gran fuoco di artificio se non si prenderanno di petto i grandi problemi. In un momento di grave crisi recessiva per l' economia italiana ed europea , poco si potrà fare ricorrendo ad un ripristino corretto della leva fiscale, poco popolare in questo momento.

Ed allora la riscrittura delle regole e la difesa della legalità a tutto campo, nei suoi aspetti nazionali e internazionali, proposta da Di Pietro e dalla sinistra DS, sono il vero enjeu della prossima campagna elettorale in Europa. Il ruolo che i paradisi fiscali hanno avuto nel furto delle risorse sottratte al welfare é un problema centrale, sul quale, per le prossime elezioni europee, ci saranno due strategie a confronto.

La politica di questo governo lascerà in eredità un debito pubblico maggiorato e prezzi alle stelle. Appare verosimile quindi un nuovo ritorno all'austerity, che, da sempre, costituisce il leit-motif dell'ascesa al potere della sinistra: rimediare ai buchi di bilancio.

Le regole del mercato sono state violate in Italia, in Francia e altrove, perché sono venute a mancare le funzioni di regolazione , di controllo e di indirizzo. Ci sono state da un lato bolle speculative, e bancarotte fraudolente, e dall'altro scippo di risorse sottratte alla fiscalità. E il potere politico se non ha assecondato la tendenza, come é accaduto anche in Francia con il caso Vivendi, non ha nemmeno fatto opera di prevenzione.

La crisi dei rapporti fra poteri istituzionali in Francia non é casuale perché anche li le collusioni impresa-politica hanno assun to dimensioni pericolosamente opache. La magistratura quando ha il coraggio di fare il suo mestiere, appare pericolosa e e nemica (come é già stato nel caso Elf, al tempo di Eva Joly e del ministro socialista Dumas, e come di recente apparso nel caso Juppé, per le implicazioni delle imprese parigine nel finanziamento illegale all'RPR).

Anche negli Stati Uniti si sono manifestati analoghi fenomeni. La rete di rapporti collusivi fra imprese e politica, ha avuto pesanti riflessi in politica estera, fino all'uso della forza militare (il migliore esempio é l'azione dell'Hulliburton, già largamente perseguita in Usa per problemi di gestione irregolare, che, guidata personalmente dal vicepresidente Cheney, ha approfittato della spedizione militare in Irak per sequestrare le risorse petrolifere irakene , impedendo il ritorno dell'Onu e bloccando di fatto la restituzione agli Irakeni delle loro risorse). La proliferazione del terrorismo che é sotto gli occhi di tutti testimonia della drammaticità del problema.

Il 18 % di preferenze conseguite da Howard Dean nelle campagne delle primarie in Usa, ha messo in evidenza la necessità per i cittadini di partecipare alla vita politica , se non vogliono essere espropriati del loro diritto a pesare nelle grandi decisioni economico-politiche del paese, spesso assunte da lobby oligarchiche a proprio esclusivo vantaggio, talvolta nel danno generale.

E questo vale anche da noi.

* gia' direttrice dell'Istituto italiano di cultura di Marsiglia

by Bollettino Osservatorio

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