NOTIZIARIO del 16 febbraio 2004

 
     

Diritti umani in tempi di terrorismo
di Rico Guillermo

Tempi duri per i diritti umani, e confronto ancora piu' duro fra le associazioni di volontariato nel campo e le Istituzioni internazionali preposte alla tutela dei diritti dell'uomo. Uno dei principali motivi di contrasto e' riassunto nel tema del Workshop tenutosi ieri e oggi a Copenhagen, in Danimarca: "Protezione dei diritti umani nel combattere il terrorismo".

I 55 Stati partecipanti all'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) si trovano nella difficolta' di rendere compatibili gli strumenti di cooperazione nella lotta al terrorismo con le leggi ed il pieno rispetto della legislazione internazionale sui diritti umani e le liberta' fondamentali dell'uomo e del cittadino. L'Ufficio per le Istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE ha chiesto infatti agli Stati membri OSCE il rispetto di tali riferimenti normativi.

Lo scopo della due giorni - condotta dall'ODHIR, dal dipartimento canadese degli affari esteri, dall'Istituto legale internazionale dei Diritti Umani dell'Universita' De Paul e dal Ministero degli Esteri danese - e' appunto quello di un "corso di aggiornamento" su queste delicate tematiche per gli esperti di tutti i Paesi che vi partecipano.

Ma ci sono ombre su quella che e' la massima Istituzione mondiale preposta ai diritti umani: numerose organizzazioni non governative svizzere ed internazionali chiedono una profonda riforma dell' ONU, denunciando - con le parole di Amnesty International - che "Anno dopo anno, la Commissione continua a chiudere gli occhi su numerose violazioni dei diritti dell’uomo, perpetrate quindi in completa impunità".

Negli ultimi anni la Commissione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite (UNHRC) e' stata condotta dalla Libia, non certo un campione dei diritti umani, ed ha visto partecipazioni, come quella della Cina, apparentemente volte al solo scopo di legittimare le proprie continue violazioni dei diritti. La denuncia di tali pratiche, operata da uno dei membri osservatori della commissione, Reporter sans Frontieres, ha avuto come unico effetto l'espulsione dell'associazione per la liberta' di stampa dall'organismo.

"La Commissione è divenuta una camera dell'impunita', dove giudici ed accusati siedono allo stesso banco" rincara il presidente dell’ONG 'Ginevra per i diritti dell'uomo'. Le associazioni non governative chiedono anche una riforma dell'istituzione, che dovrebbe stabilire dei criteri trasparenti ed oggettivi per la selezione dei paesi sottoposti ad esame.

Nel corso delle prossime sei settimane, sotto la presidenza di un giovane australiano, l’UNHRC esaminera' la situazione dei diritti umani in una ventina di Stati e le questioni concernenti il diritto allo sviluppo ed all’educazione, la povertà, l’intolleranza religiosa, la tortura e la tratta dei bambini e potrebbe trovarsi in situazione di conflitto interno in piu' occasioni. "Se diamo un’occhiata al pianeta, vediamo come i diritti dell'uomo siano calpestati in Iraq, in Afghanistan, nel Congo, in Cina, in Cecenia, nello Zimbabwe, in Sudan, in Arabia saudita e adesso pure ad Haiti" rileva inoltre Amnesty International.

Inoltre, dopo l'evoluzione avutasi dall'11 settembre in poi, Amnesty International, Human Rights Watch ed altre associazioni internazionali chiedono anche alla Commissione di avviare un monitoraggio sugli effetti delle misure anti-terrorismo sui diritti dell'uomo, di cui e' caso emblematico il caso dello statuto dei prigionieri detenuti dagli americani a Guantanamo. Ma Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna ed Australia, sono contrari alla proposta, così come India, Pakistan ed Arabia Saudita.

Intanto la Cina introduce nella sua Costituzione un articolo sulla protezione dei diritti umani. Il gesto non convince, questa volta, nemmeno il commissario UE Javier Solana, che, dopo un incontro con le autorita' cinesi, ha dichiarato che le modifiche apportate alla Costituzione cinese la settimana scorsa sono "indubbiamente importanti" ma che è ancora più importante che vengano tradotte in pratica.

L'azione cinese potrebbe mirare all'ottenimento della cessazione dell'embargo sulle armi fino ad oggi mantenuto nei suoi confronti dall'Unione. Alcuni governi europei, tra cui Italia, Francia e Germania, si sono dichiarati a favore della rimozione dell'embargo, che dura da 15 anni anche se non vi sono segnali concreti di un rinnovato atteggiamento nei confronti dei diritti umani.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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