NOTIZIARIO del 23 febbraio 2004

 
     

GIURIE POPOLARI E MESSAGGI IN BOTTIGLIA
Qualcuno in Italia vorrebbe estendere l'impiego delle gurie popolari, affidando loro non solo la sentenza, ma anche le motivazioni.
Ma conviene davvero? Ed e' un progetto realizzabile?
Oggi in Inghilterra ci si propone di abolirle, anche perche' succede che...

di Giulia Alliani

I lettori di romanzi gialli sanno dei fiumi di inchiostro dedicati al "jury tampering", e ai piu' svariati tentativi messi in atto dalle parti interessate per corrompere o influenzare in qualche modo le decisioni dei giurati popolari, e tutti hanno letto degli staff di "esperti in giurie" ingaggiati dagli avvocati nei processi in cui sono in gioco grossi interessi economici.

Candida Lloyd, sull'Independent, alludendo ad un recente fatto di cronaca, nota che ricevere in regalo da una donna innamorata una bottiglia di champagne accompagnata da un bigliettino che dice "Che cosa deve fare una signora per attirare la sua attenzione?" per molti uomini non sarebbe affatto spiacevole, ma che si prospettano grossi guai se l'ammiratrice in questione e' il portavoce di una giuria popolare, e il destinatario dell'omaggio e' l'avvocato dell'accusa nello stesso processo cui la signora ha partecipato in qualita' di giurato.

Proprio in questa situazione si e' trovato Richard Latham l'estate scorsa, alla fine di un processo per frode alla Southwark Crown Court di Londra. Per tutta risposta Latham ha restituito la bottiglia al mittente e ha informato il giudice del processo, l'avvocato della difesa e il Serious Fraud Office.

Non e' raro che, pur senza arrivare a certi estremi, le giurie popolari finiscano col creare parecchi grattacapi. Sono anche molto costose e il sistema per giungere ogni volta a identificare un gruppo di persone che dia garanzie di imparzialita' richiede un grande dispendio di tempo. Attualmente il Governo inglese, nonostante le proteste dei Conservatori, progetta di ridurre l'impiego delle giurie e, fra gli avvocati, c'e chi ritiene che nel giro di dieci anni le giurie popolari saranno scomparse del tutto.

Nel caso in questione la difesa, naturalmente, ha proposto appello contro la condanna degli imputati, e il mese scorso e'arrivata la decisione: la Corte d'Appello ha stabilito che nessuno potra' indagare nelle deliberazioni della giuria o avvicinare la signora innamorata e gli altri giurati. Nei motivi d'appello bisognera' limitarsi a far notare che, da quanto risulta, la lettera della signora a Latham ha creato un fumus di pregiudizio.

La Corte si e' attenuta ad una propria decisione della settimana precedente che, con una maggioranza di 4 a 1, aveva rigettato due ricorsi, stabilendo che il segreto della camera di consiglio deve rimanere tale. Due avvocati della difesa sostenevano che la regola del segreto, in qualche caso, nega all'imputato il diritto ad un processo giusto: Lord Slynn ha risposto che il principio del segreto "e' essenziale al funzionamento del sistema della giuria cosi' come lo conosciamo" e che "se i tribunali avessero il diritto di indagare su cio' che e' avvenuto in una camera di consiglio, come conseguenza i giurati potrebbero trovarsi in difficolta' ad essere sinceri nelle loro decisioni".

Tre giudici si sono trovati d'accordo con lui ma un quarto, Lord Steyn, ha sostenuto che si tratta di "un modo di vedere limitante" che potrebbe portare danno al sistema della giuria ed "erodere la fiducia del pubblico nell'istituzione." Secondo Lord Steyn bisognerebbe prevedere eccezioni alla regola ogni qualvolta dovesse emergere il sospetto che la giuria non abbia agito con imparzialita'. La Corte, pur rigettando i ricorsi, ha tuttavia ammesso che l'impossibilita' di indagare sullo svolgimento della camera di consiglio potrebbe trovarsi in conflitto con il diritto dell'imputato ad un giusto processo, cosi' come risulta dallo Human Rights Act. Gli avvocati della difesa intendono portare entrambi i casi di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Su sollecitazione della Camera dei Lords il Dipartimento per gli Affari Costituzionali sta prendendo in considerazione la possibilita' di emendare o abolire l'ottava parte della Legge sull'Oltraggio alla Corte del 1981, al fine di permettere le indagini sulle decisioni in camera di consiglio in caso di presunti vizi nel comportamento dei giurati.

La legge attualmente in vigore definisce illegale "ottenere, svelare, o sollecitare qualsivoglia particolare sulle dichiarazioni, le opinioni, gli argomenti e i voti espressi dai membri di una giuria nel corso delle sue deliberazioni in qualsivoglia procedimento legale". Finora la severita' di questa regola aveva impedito anche agli studiosi di fare domande ai giurati.

Solo dopo lunghe discussioni infatti, un gruppo di criminologi, guidato dal Professor Roger Matthews, ha potuto condurre uno studio che ha gettato un po' di luce sul lavoro delle giurie. Le domande erano molto limitate ed era stata esclusa la possibilita' di indagare su casi specifici e sulla controversa questione del "come" i giurati erano giunti ad un verdetto.

Lo studio rivela che quella del giurato viene considerata un'esperienza positiva, che pero', in un discreto numero di casi viene sentita come fonte di disorientamento e timore. Poco meno di due terzi degli intervistati, dopo l'espletamento del proprio compito, vede in modo piu' positivo il ruolo della giuria. I motivi vanno ricercati nella professionalita' dei magistrati e del personale del tribunale, e nel rispetto con cui sono trattati i giurati. Poco piu' di un terzo degli intervistati hanno ammesso di essersi sentiti impauriti o a disagio di fronte all'imputato o all'idea di incontrare i suoi parenti fuori dal tribunale.

I giurati lamentano anche il fatto di essersi dovuti occupare di casi di scarsa importanza, che avrebbero potuto trovare una soluzione extragiudiziale. Un giurato su cinque dichiara di essersi sentito molto preoccupato all'idea di poter prendere una decisione sbagliata. Solo il 43% sostiene di aver compreso tutto cio' che si stava svolgendo. I giurati erano in imbarazzo di fronte a concetti giuridici come "al di la' di ogni ragionevole dubbio", e non erano sicuri sul modo in cui si rivolge una domanda al giudice o sul fatto che fosse o no permesso prendere appunti.

I ricercatori della Middlesex University avrebbero voluto studiare altri meccanismi: per esempio capire se un caso ben argomentato dalla difesa o dall'accusa puo' influenzare il verdetto, o se i giurati sono condizionati dai colleghi e dai limiti di tempo. Avrebbero voluto sapere di che cosa si parla nel corso di una camera di consiglio o se magari l'attrazione sessuale nei confronti di un avvocato puo' indurre a schierarsi dalla sua parte. Tutti argomenti vietati in questa prima inchiesta che pero' puo' aver avuto la funzione di rompere il ghiaccio.

Certamente studi piu' dettagliati e approfonditi potrebbero essere illuminanti per chi in Italia sostiene la necessita' di estendere l'impiego della giuria popolare (in Italia oggi limitato alle sole Corti d'Assise, composte tuttavia non solo da sei giudici popolari, ma anche da due giudici togati), in quanto si crede che "la giuria sia davvero l'unico modo per realizzare l'effettiva terzieta' del giudice"(1).

Uno studio approfondito potrebbe mettere in luce fattori di pericolo la cui incidenza si rivelerebbe particolarmente grave in un paese ad alta densita' mafiosa, come e' purtroppo il nostro.

(1) Lerici, 3 Settembre 2003 Convegno "Una giustizia giusta ed efficiente nella prospettiva europea" dall'intervento dell'On. Avv. Gaetano Pecorella.

by Bollettino Osservatorio

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