NOTIZIARIO del 15 febbraio 2004

 
     

Garzòn condanna un talebano
e riapre il caso Guantanamo

di Rita Guma

"Il mio cliente era un fantasma, ed ora e' umano".

Queste le parole dell'avvocato spagnolo di Hamed Abderramán Ahmed, lo spagnolo musulmano rimpatriato tre giorni fa da Guantanamo a seguito della richiesta del giudice Baltasar Garzòn. Venerdi' Garzòn ha condannato alla carcerazione senza condizionale Abderramán per appartenenza a banda armata in relazione alle inchieste sul terrorismo di Bin Laden ed agli attentati dell'11 settembre.

Mentre la sorella dell'imputato ha ringraziato Garzòn per averle comunque reso il fratello - detenuto da due anni dagli USA - il suo legale ha annunciato che chiedera' alle autorita' spagnole la responsabilita' per la difesa a distanza con cui ha potuto seguire il caso del suo cliente e che denuncera' il caso all'alto commissariato per i diritti umani dell'ONU.

Ma se il suo avvocato rileva lesioni di diritti umani in Spagna, la condanna dell'ex detenuto a Guantanamo ha anche riaperto il caso del supercarcere americano in cui sono detenuti centinaia di prigionieri i cui diritti non sono garantiti e che Colin Powell aveva promesso agli Europei di affrontare.

Durante il processo Garzòn ha ordinato l'internamento del condannato in una unita' penitenziaria ospedaliera perche' possa essere controllato il suo stato psichico e fisico dopo la detenzione a Guantanamo, ed ha sottolineato che le condizioni in cui l'imputato e' stato detenuto dagli USA "hanno leso i piu' elementari diritti riconosciuti dall'ordinamento giuridico internazionale" che invece la Costituzione e la legge spagnola assicurano ad ogni essere umano al di la' della sua nazionalita'.

L'estradizione in Spagna dell'imputato era stata chiesta agli USA il 24 dicembre, ma e' stata ottenuta solo adesso, in violazione - sottolinea l'avvocato difensore - della convenzione internazionale dei diritti civili e politici e della convenzione di Ginevra, oltre che del trattato di estradizione ispanoamericano. "La pratica del governo statunitense - ha aggiunto l'avvocato - e' illegale e da noi sarebbe un crimine".

Mentre il direttore spagnolo di Amnesty International ha definito "sequestro" la detenzione dello spagnolo a Guantanamo, il presidente della federazione spagnola delle associazioni per la difesa dei diritti umani, José Luis Semprún, ha definito "detenzione illegale e situazione inumana e degradante" quella nella base di Guantanamo, aggiungendo che "i pretesti forniti per mantenere Guantanamo sono gli stessi che si davano nelle dirttature: la sicurezza nazionale".

Venerdi' scorso, infatti, il segretario alla difesa USA, Donald Rumsfeld, ha difeso l'indefinita detenzione di 650 stranieri a Guantanamo come "esigenza di sicurezza", aggiungendo "essi sono nemici combattenti e terroristi che sono stati imprigionati per atti di guerra contro il nostro Paese. E dobbiamo applicare regole diverse".

"L'America e' una nazione in guerra" ha detto ancora Rumsfeld, proseguendo con una affermazione discutibile: "E' una guerra che non abbiamo chiesto, ma che dobbiamo combattere". Egli ha poi affermato che gli USA vogliono e debbono vincere questa guerra, anche imprigionando il nemico in ogni parte del mondo.

Nessuno dei detenuti di Guantanamo sospetti componenti di Al Qaeda o combattenti Talebani e' stato incriminato. I critici, costituiti dalle associazioni umanitarie ma anche da Paesi occidentali, alcuni dei quali hanno a Guantanamo detenuti della propria nazionalita' (Gran Bretagna, Australia), hanno rilevato l'assenza di processo e di contatto con gli avvocati della difesa.

Rumsfeld ha difeso questi metodi, giustificandosi anche col fatto che durante gli interrogatori alcuni detenuti hanno fornito informazioni su Al Quaeda e sui Talebani. Ha detto che i prigionieri non sono sottoposti a torture e sono trattati con umanita' e compassione. Come se potesse parlarsi di umanita' per una detenzione senza un regolare processo che dimostri la reale colpevolezza dei detenuti.

Rumsfeld, ha confermato la possibilità che alcuni prigionieri possano restare a Guantanamo anche tutta la vita, qualora la guerra al terrorismo durasse a lungo. "Il governo - ha detto - sta istituendo un processo che assicurerà a ogni detenuto la possibilità di fornire informazioni ad un jury. Ogni decisione sulla prosecuzione della detenzione sara' presa sulla base delle informazioni piu' recenti".

Il jury potra' eventualmente scarcerare o consegnare i detenuti alle autorita' del Paese di origine se non saranno piu' una minaccia per la sicurezza, ma essi potranno rivolgersi al jury solo una volta all'anno.

by Bollettino Osservatorio

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