NOTIZIARIO del 13 novembre 2003

 
     

La tragedia e lo spettacolo

Ci è stato detto che ieri che non era il giorno delle polemiche e si è fatto appello al senso dell'unità nazionale, per farci accettare quanto accaduto come se fossimo stati colpiti da una fatalità in una "missione umanitaria".

Credo però che da oggi si debba riaprire il fronte delle riflessioni e del dissenso nei confronti di questo governo, che manda allo sbaraglio i propri militari in una guerra di occupazione di cui non si intravvedono nè la strategia nè la fine e della quale, soprattutto, non sono mai stati resi espliciti gli autentici obiettivi.

Tanto meno da parte di chi l' ha originata e che dichiarava di averla comunque vinta il 1° maggio scorso.

Mi limito qui a rilevare che paesi europei come la Francia e la Germania hanno assunto un comportamento radicalmente diverso ed hanno evitato di comportarsi servilmente e passivamente nei confronti degli Stati Uniti.

Credo che avrei poco da aggiungere a quanto già detto da chi non si limita ad accettare acriticamente slogan e frasette fatte da parte di chi ci governa. Per questo vorrei limitarmi a sottolineare solo un aspetto molto marginale, ma che forse lo è meno di quanto possa sembrare.

Nel giorno della tragedia la Rai, bene o male, ha dato dei deboli segnali per manifestare la "eccezionalità" della giornata, annullando alcune futili trasmissioni, facendo delle dirette senza spot, modificando in qualche modo il proprio palinsesto.

Sulle reti Mediaset si è proceduto invece come se ieri fosse stato un giorno come un altro: quiz e vallette, Striscia la notizia e veline, film programmati e consigli per gli acquisti.

Forse, per il mero proprietario delle reti, è giusto così : finita l'ora della retorica, l'audience deve svagarsi e, soprattutto, gli inserzionisti non passano alla cassa se i loro spot non vanno in onda.

Guglielmo Venturi

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