NOTIZIARIO del 13 novembre 2003

 
     

No alla guerra

Non sono d'accordo con chi dice che non si puo' ricominciare con le manifestazioni contro la guerra. Il movimento pacifista e' trasversale a ogni raggruppamento o colore ma e' il fenomeno storico piu' importante della storia dell'uomo e siamo orgogliosi di parteciparvi.

E' la prima volta che sulla faccia della Terra appare un movimento globale e di tali proporzioni, che vuole la pace e chiede che le guerre siano sostituite da attivita' diplomatiche o economiche diverse, sostituendo l'intervento dei singoli stati con azioni concertate a livello internazionale, escludendo in ogni modo possibile il conflitto armato e mettendo al bando i paesi che aggrediscono per motivazioni di interesse privato.

Nessuno pensa che il compito di promuovere la pace sia facile o raggiungibile in breve, nessuno crede che una manifestazione come quella delle bandiere di pace, con tutto il lavoro di partecipazione, articoli, convegni ecc. connessi, possa bastare in tempi brevi a raggiungere una modificazione profonda dell'atteggiamento politico. Obiettivamente il compito e' immane, ma possiamo dichiarare: "E' impossibile, ma tentero'".

Del resto nessuno dei grandi fini etici dell'umanita' e' stato raggiunto facilmente, non l'abolizione della schiavitu', non la scomparsa dell'apartheid in Sudafrica, non il riconoscimento dei diritti civili ai neri d'America, non la liberazione dell'India dal giogo inglese, non il diritto di voto alle donne, non lo statuto dei lavoratori, non il riconoscimento dei sindacati e nemmeno la legittimazione dei diritti fondamentali dell'uomo e del cittadino...

Questa volta lo scopo e' ancora piu' grande, perche' non riguarda categorie, gruppi o nazioni ma l'intera umanita'. Centinaia di milioni di persone in tutto il mondo comprendono istintivamente che la pace e' una necessita' inderogabile ed e' la prima volta nella storia dell'umanita' che cio' accade. E' un passo avanti etico e psicologico di grande portata, ma deve diventare trasformazione politica.

Mentre i popoli testimoniano un incredibile balzo in avanti del senso etico dell'umanita', i governi, i politici, i partiti nella loro maggioranza sono ancora legati a vecchi sistemi di fare politica che giustificano la violenza, sono ancora legati a vecchi schemi bellici e aggressivi e misconoscono la forza del movimento per la pace che spesso deridono quando non fingano di accodarsi per salvare l'immagine.

Tutti costoro sono vecchi, obsoleti, non sono piu' in sintonia col sentire comune e devono andarsene. Li dobbiamo mandare a casa. Ma nessun di costoro potrebbe restare un minuto di piu' al posto che occupa se non venisse votato malgrado la nostra disapprovazione, se sentisse in modo piu' forte il nostro rifiuto, se capisse che va contro cio' che la maggioranza vuole.

Abbiamo molti mezzi a disposizione per dire la nostra disapprovazione, possiamo scrivere ai partiti, ai parlamentari, ai giornali... possiamo fare volantini, manifesti, cartelli, scritte, scioperi, possiamo sollecitare i politici se li conosciamo e se non li conosciamo, possiamo dichiarare il nostro no in tutti i modi possibili, meglio se sono eclatanti.

Io non ho mai tolto la bandiera della pace dalla mia finestra. Una vecchia signora a cui la vicina chiedeva, schernendola, quando di decideva a togliere la sua bandiera, ha risposto: "Mai, finche' ne restera' un pezzettino!" Cosi' deve essere il nostro impegno della pace, resistente ed eterno finche' restera' un pezzettino di guerra, finche' restera' una parte vigile di noi.

Ma scendere in piazza in due o in tre non serve, le piccole manifestazioni per dire No alla permanenza dei nostri soldati in Irak nell'occupazione illegittima di un paese non scalfiranno certo la decisione del ministro Martino di raddoppiare i tempi della missione Antica Babilonia e di persistere nella decisione erversa del governo di assistere (non sappiamo in cambio di quanti milioni di dollari riscossi privatamente) il terrorista Bush.

Se una manifestazione ci deve essere, deve essere grande, concordata con tutti i gruppi, i movimenti, i partiti, i sindacati, le parrocchie, gli ordini religiosi, le persone di buona volonta' e deve essere grande, o senno' sara' come polvere al vento. Abbiamo un governo che si permette di snobbare tre milioni di persone in piazza, ma non puo' permettersi di ignorare il suo elettorato.

E i partiti anche quelli che prima marciano a Perugia e il giorno dopo dicono che non si possono ritirare ora le truppe italiane da Bagdad dovrebbero essere torchiati dai loro elettori in modo piu' pressante per capire che questi discorsi ormai sono isolati e riscuotono la riprovazione pubblica, in parole semplici fanno schifo.

Nota: nella riunione parlamentare di ieri a seguito dell'eccidio dei 18 Italiani in Irak, non e' mai stata pronunciata la parola guerra, segno perverso dell'ipocrisia dei nostro governanti e partiti.

Ufficialmente noi siamo in Irak per una 'missione umanitaria', ormai le parole hanno stravolto ogni senso comune, il termine 'missione umanitaria' vale solo per tappare gli occhi agli elettori italiani ormai rimbambiti dalla televisione e che credono a una realta' virtuale, nei fatti noi siamo in guerra, in una guerra aggressiva portata senza nessuna legittimita' per pura depredazione, noi siamo gli aggressori cattivi della storia e abbiamo scatenato la reazione di un popolo aggedito che difende se stesso.

Dire che questa reazione e' una 'guerra sporca' come sento in televisione e' pura menzogna, la guerra sporca la stiamo conducendo noi. I tempi entro cui Martino fara' votare al parlamento succube il rinnovo della missione italiana sono stretti. Occorre fare presto. In questo momento la manifestazione indetta dai sindacati contro il terrrorismo e che si sta riempiendo di troppe ambiguita' e collusioni sta andando in secondo ordine.

Al primo posto nelle priorita' e' adesso il nostro No alla guerra

Viviana Vivarelli

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