NOTIZIARIO del 20 dicembre 2003

 
     

Gasparri si dovrebbe dimettere

Il 4 settembre 2002 era entrato in vigore il D. L. n. 198/02, detto anche "Decreto Gasparri", che permetteva di installare antenne per la telefonia mobile in deroga alle normative urbanistiche stabilite dagli Enti locali, concedendo ai gestori procedure eccessivamente semplificate basate sulla semplice dichiarazione di inizio delle attività (DIA) per la quasi totalità degli impianti, abrogando la necessità della Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) stabilita da una precedente legge e confermata da sentenze del Consiglio di Stato e della Magistratura ordinaria, instaurando una norma di "limitazione legale alla proprietà privata" (è proprio questo il titolo dell'Art. 11 del decreto!), in contrasto anche con il Codice Civile, che permetteva ai gestori di denunciare direttamente chiunque si fosse opposto all'installazione delle antenne sui tetti di edifici privati.

Quel decreto ha permesso a Tim, Omnitel, Wind e H3G di installare migliaia di ripetitori di telefonia mobile su tutto il territorio nazionale. A fine settembre di quest'anno la Corte Costituzionale, a seguito del ricorso di ben sette Regioni, fra cui la Regione Lombardia, del TAR della Puglia, del Comune di Vercelli e, "ad adiuvandum", di molti Comuni Italiani, fra cui il Comune di Roma, dichiarava, con la sentenza n. 303/03, INCOSTITUZIONALE quel decreto per "eccesso di delega" e perché in contrasto con le prerogative e le competenze degli Enti locali in materia urbanistica ed ambientale sancite da leggi dello Stato e da sentenze della stessa Corte emesse ne 1999 e nel 2002.

In precedenza, il 15 settembre scorso, era entrato in vigore il Decreto Legge n. 159/03 che riproponeva, con il "Codice delle Comunicazioni Elettroniche", le predette norme sulla DIA, sulla esautorazione delle prerogative urbanistiche ed ambientali degli Enti locali, sulla limitazione della proprietà privata, mediante disposizioni IDENTICHE, anche nella formulazione verbale, a quelle del decreto 198/02 che sarebbe stato cancellato pochi giorni dopo dalla Corte Costituzionale. Il 5 novembre la Regione Toscana ha inoltrato ricorso di incostituzionalità contro questo "nuovo decreto Gasparri" alla stessa Corte Costituzionale.

Ma c'è di più. Il ministro delle Comunicazioni ha proposto un nuovo decreto, attualmente all'esame della Camera e già approvato dal Senato, per "salvare" tutti procedimenti di autorizzazione iniziati in vigenza del decreto 198/02 bocciato dalla Corte Costituzionale e non conclusi prima della sentenza n. 303/03 della stessa Corte. Tutto ciò anche in contrasto con l'art. 3, comma 1, lett. e) 4) del "Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia" di cui al D. P. R. n. 380 del 6 giugno 2001, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 245 del 20 ottobre 2001, entrato in vigore l'1/07/2003, che ribadisce l'obbligatorietà della concessione edilizia, confermata da sentenze di Tribunali Amministrativi Regionali, per l'installazione di ripetitori per i servizi di telecomunicazioni, confermando in questo modo il potere regolamentare dei Comuni in materia di pianificazione urbanistica.

Il Ministro Gasparri, non ancora soddisfatto, ha incaricato la Fondazione Ugo Bordoni, controllata finanziariamente anche da Telecom, Tim, Omintel-Vodafone e Wind, oltre che da RAI, Albacom ed Edisontel, di controllare i livelli di campo elettromagnetico a radiofrequenza generato dalle antenne della telefonia mobile, oltre che dalle emittenti radiotelevisive e radiofoniche, su tutto il territorio italiano. Come dire, controllore e controllato in perfetta coincidenza. In altre parole, un'applicazione sul campo del conflitto di interessi.

ECCO I MOTIVI PER CUI IL MINISTRO GASPARRI DOVREBBE RASSEGNARE LE PROPRIE DIMISSIONI NELLE MANI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.

Comitati Roma Nord

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