NOTIZIARIO del 9 settembre 2003

 
     

Numero chiuso incostituzionale

Catania 6 settembre 2003

Con l’inizio dell’anno accademico si ripropone un grave problema che affligge da tempo la società italiana : il numero chiuso per accedere agli studi universitari , specie alle facoltà di medicina e chirurgia e odontoiatria.

I politici dell’intero arco costituzionale sono sordi ai malumori che provengono dalla base e che seppur espressi nelle forme dei tradizionali ed inutili ricorsi ai Tar ed ai giudici ordinari a tutela del “ diritto allo studio”, non riescono a provocare l’auspicata abrogazione delle norme limitatrici del diritto di accesso.

Non sia vano segnalare che il ricorso al giudice, sia esso amministrativo oppure ordinario, è volto sovente a provocare una denuncia di incostituzionalità delle norme che limitano ingiustificatamente il diritto e non l’interesse allo studio.

A fronte di tanta sordità che ha colpito sia i politici che la magistratura è necessario prospettare che la società italiana lamenta che ,ancora nel 2003 , diritti insopprimibili e fra questi , il diritto allo studio ed alla conoscenza scientifica, vengano ignorati , calpestati e limitati in nome di esigenze non più giustificabili.

Mentre un tempo, l’esiguità dei fondi e la povertà delle strutture didattiche potevano giustificare agli occhi degli allocchi la possibilità del divieto di accesso, nell’oggi, quando fiumi di denaro vengono spesi per Manu Chao o per rinverdire i sogni sessantottardi di Bellocchio o per consentire agli agnolotti di turno di devastare le città a spese della comunità, appare assolutamente folle ed ingiustificato il blocco degli accessi agli studi superiori che non sia piuttosto legato al rigore nello studio delle singole materie ed alle sacrosante bocciature.

I test preliminari di ammissione sono ingiustificati perché presumono una freschezza di conoscenze scolastiche anche in chi ha lasciato trascorrere alcuni anni tra il diploma superiore e l’iscrizione universitaria. L’unica garanzia che il numero chiuso offre è quella di poter dubitare della correttezza delle operazioni di cernita con conseguente possibilità che l’aiuto provvidenziale esterno valga ad integrare i vuoti di memoria dei candidati.

Perché poi ignorare il fatto, rilevantissimo, del sopraggiungere di eventi di portata mondiale che hanno scardinato i criteri adoperati per limitare le iscrizioni alle facoltà di medicina e chirurgia ed a odontoiatria? L’apertura delle frontiere, la globalizzazione (tanto odiata da Canarini ) ineluttabile, il venir meno delle barriere commerciali con i paesi dell’est hanno reso appetibili occasioni di lavoro prima impensabili. Le carenze delle strutture sanitarie dei paesi socialisti , di quelli africani o di quelli asiatici dovrebbero indurre i nostri politici a lottare per ottenere non solo l’apertura dei casinò ma anche e soprattutto quella delle facoltà scientifiche degli atenei italiani.

Se non si accorda al cittadino il pieno accesso alla conoscenza scientifica, correremo il rischio di trovarci di fronte ad una società che ha negato ai suoi figli il diritto di potersi acculturare per poter un giorno lavorare liberamente in patria e fuori senza l’ombra inquietante del povero emigrante.

Ma , oltre a questa grave lesione dei diritti , soggettivi e perfetti, di cittadinanza , nell’ateneo catanese è stata consumata un’altra ingiustizia: sono stati vietati gli accessi a medicina e odontoiatria anche ai titolari di lauree di primo livello . A costoro, infatti, viene fatto obbligo di rifare i test per essere ammessi con il rito del numero chiuso, pur avendo fatto la medesima trafila per accedere allo studio di materie affini e complementari a medicina oppure ad odontoiatria.

Come definire questa grave afflizione? Si chiama “ lesione di diritti soggettivi primari allo studio ed alla conoscenza superiore”? L’articolo 33 dell’attuale costituzione non assicura a tutti il diritto a poter accedere a tutte le istituzioni di alta cultura , università ed accademie? Il diritto allo studio conserva ancora la veste di un diritto soggettivo, perfetto, perseguibile oppure ha ripreso i panni dell’interesse legittimo di medioevale memoria, come un giovane magistrato catanese lo ha da recente definito?

La ringrazio per l’ospitalità che vorrà accordarmi.

avv. Lina Arena

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