NOTIZIARIO del 24 maggio 2003

 
     

L’etica della responsabilità pubblica, il valore della scienza e della coscienza.
Le (tele)visioni dei nuovi "apostoli di libertà"

Da tempo Berlusconi muove accuse durissime contro la magistratura e contro la sinistra colpevoli, a suo dire, di soffocare la democrazia nel nostro Paese. E' persino riuscito a far scrivere sui manifesti elettorali che la sinistra è pericolosa per la democrazia e ha sostenuto che ai "comunisti" bisogna impedire di fare politica.

Questi affondi preoccupano non poco. Trattasi di infamie, allucinazioni dettate forse dalla disperazione. Potrebbero anche essere espressione di un fanatismo pseudoreligioso, visto che i militanti di Forza Italia sono stati da lui definiti "missionari, apostoli, guerrieri di libertà", alla stregua di adepti di una nuova setta, con un Capo che si autoproclama "unto dal Signore", che promette miracoli, che si presenta con lo sfondo dei cieli e lancia crociate contro "nemici" evocati solo nelle sue (tele)visioni. Per di più questo nuovo genere di culto sarebbe monoteista, visto che solo l'immagine del Capo può comparire nella pubblicità elettorale, come recitano le istruzioni impartite per le imminenti elezioni.

Viene la voglia di archiviare il tutto come telenovela riservata a un pubblico di alieni, ma non ci è consentito, vista la posta in gioco. Infatti la dignità del nostro Paese risulta terribilmente a rischio, come rileviamo dai contatti quotidiani con colleghi di altre università sparse per il mondo che ci chiedono che cosa sta succedendo in Italia. La stampa estera, di qualsiasi orientamento politico, è assai critica nei confronti del governo italiano. Ovunque si guarda con forte preoccupazione al nostro Paese. E si ride. Poiché il nostro primo ministro ha minacciato querele contro chi osa attaccarlo, ci domandiamo se intende anche denunciare chi osa ridere di quello che lui dice.

Berlusconi ha guadagnato consensi con la demagogia più sfrenata. Slogan del tipo "meno tasse per tutti" sono ben impressi nella memoria degli italiani che oggi, alle prese con la denuncia dei redditi, si accorgono che le tasse anziché diminuire sono aumentate (e non di poco) e non ci ridono affatto. D'altra parte questi aumenti cercano di tamponare i dissesti causati dalle scelte sconsiderate di un ministro dalla voce livida che teorizzava la finanza creativa, sì, ma dello sfascio, avendo favorito i ricchi con leggi ad hoc (v. depenalizzazione del falso in bilancio, condoni che premiano i furbi e umiliano gli onesti, abolizione della tassa di successione sui grandi patrimoni, ecc.) per penalizzare i poveri, ulteriormente gravati di tasse, contro servizi sociali sempre più scadenti.

Il recente rapporto ISTAT dimostra, dati alla mano, che questo governo ha portato il nostro paese in recessione (altro che "miracoli") ma, quello che più preoccupa, è la mancanza di strategia per il futuro. Gli altri paesi investono molto in ricerca e formazione, prioritarie per innescare circuiti virtuosi, mentre a noi ricercatori viene tolto anche quel poco che abbiamo.

Angosciati per tutto questo ci auguriamo che le forze politiche non asservite al berlusconismo si rendano conto che esiste un'emergenza democratica, assai più importante delle beghe interne, e quindi che si attivino di conseguenza, per dare agli italiani l'opportunità di vivere in un paese normale, al più presto.

Genova, 22 maggio 2003

Alessandro Morelli, Giorgio Di Liberto,
Angelo Abbondandolo