NOTIZIARIO del 7 maggio 2003

 
     

L’etica della responsabilità pubblica, il valore della scienza e della coscienza.

Chi vuole abbassare i toni della nostra democrazia? Lo strumento determinante, se non esclusivo, della ricerca della verità, anche storica, è il metodo razionale e/o scientifico che formula modelli interpretativi che riscuotono credibilità nella misura in cui questi superano il vaglio di metodologie di verifica universalmente accettate. E' un metodo che privilegia i fatti alle opinioni. Se con tale metodo valutiamo le accuse terribili che l'attuale maggioranza parlamentare muove da tempo nei confronti della magistratura, possiamo facilmente verificarne l'assoluta infondatezza. Quando si accusano i magistrati di "prendere ordini dalla sinistra", si sostiene implicitamente l'esistenza di un complotto.

Prendiamo il caso della recente sentenza del processo IMI-Sir/Lodo Mondadori. Se essa fosse stata politicizzata o pilotata , i pubblici ministeri (ovvero magistrati di eccezionale valore quali Gherardo Colombo - che ha portato alla luce trame e componenti della P2, e Ilda Boccassini - che ha scoperto e fatto condannare mandanti ed esecutori dell'omicidio di Giovanni Falcone e della sua scorta), i GIP, i giudici, tutto il collegio inquirente e giudicante (quasi 20 soggetti) avrebbero dovuto fingere, inventarsi prove documentali, ecc. La conclusione è scontata: certe accuse fuori dalla realtà non possono che essere scientificamente rigettate, e chi le formula, forse, non sa quello che dice.

Diciamo "forse" perché sarebbe troppo semplicistico archiviare il tutto come frutto dell'insipienza. Pertanto, sempre in applicazione del metodo razionale, documentiamoci su queste penose vicende (che stanno mettendo a dura prova la tenuta dello Stato di Diritto) prendendo visione dell'articolo pubblicato dal quotidiano il Foglio (1 maggio 2003), scritto dal Presidente del Consiglio dei Ministri. In esso Berlusconi parla di "giorni terribili della democrazia italiana" e di "brutalità decisionale" della riforma che portò all'abolizione dell'immunità parlamentare e si scaglia contro il quotidiano "La Repubblica", reo di essersi (allora) "ispirato alla più devastante demagogia reazionaria associandosi alla marmaglia..." per "aprire a colpi d'ariete la porta alla reazione giustizialista, per distruggere la sovranità del Parlamento e instaurare la Repubblica delle procure." Solo la nascita di Forza Italia, a detta di Berlusconi, "impedì provvisoriamente il trionfo della barbaria giustizialista..." .

Ancora, in relazione al processo IMI-Sir/Lodo Mondadori appena concluso, Berlusconi sostiene che "l'obiettivo non è fare giustizia... ma quello di colpire le forze che hanno avuto il mandato di governare e di rinnovare l'Italia secondo principi di democrazia liberale corrosi in quegli anni di faziosità...In una democrazia liberale i magistrati politicizzati non possono scegliersi, con una logica golpista, il governo che preferiscono...Bisogna alzare il tono della nostra democrazia...battendosi per la libertà e la decenza." Solo l'ispezione diretta del testo, meglio di qualsiasi commento, consente di verificarne la brutalità, la rozzezza e l'inusuale violenza verbale. Si prova anche fastidio per il frasario e per l'uso di certi termini, disdicevoli per chiunque, tanto più per chi ricopre cariche istituzionali al massimo livello. Ma, a parte la forma, che pure ha la sua importanza, potremmo sottoporre ogni accusa al vaglio della critica storico-documentale. Non è necessario entrare nel "merito" (termine affatto inappropriato al caso...) perché chiunque, dotato di un minimo di ragionevolezza, può riscontrarne l'assoluta infondatezza.

Ma si fa strada un'ipotesi verosimile, al tempo stesso inquietante: con la stagione di Mani Pulite la Magistratura, con il sostegno di una larga parte dell'opinione pubblica, ha cercato di mettere argine al fenomeno della corruzione che aveva superato ogni limite imposto dalla decenza, ed in parte ci è riuscita, a fatica, con lo Stato di Diritto che ha prevalso. Ma quanto sta succedendo da qualche anno a questa parte ha molto il sapore della rivincita, se non della ritorsione, con una parte della classe politica che vorrebbe assoggettare la Magistratura, per renderla effettivamente "politicizzata", ma di colore completamente opposto a quello per il quale la si accusa.

Troviamo che esista una lucida (e semplice) chiave di lettura: gli accusatori aspirano a realizzare le stesse cose, ribaltandole, che attribuiscono alla magistratura. Infatti vorrebbero: - affossare definitivamente lo Stato di Diritto perché prevalga la barbarie della "marmaglia",; - che le inesistenti "toghe rosse" lasciassero il posto a "toghe azzurre, verdi e persino nere"; - "colpire le forze che hanno avuto il " coraggio " di governare e di rinnovare l'Italia secondo principi di democrazia liberale" ; - abbassare "il tono della nostra democrazia" ponendo limiti alla libertà e alla decenza. Concludiamo con un auspicio: che gli Italiani credano sempre più ai riscontri documentali e sempre meno alle menzogne.

Angelo Abbondandolo, Giorgio Di Liberto, Alessandro Morelli

Genova, 5 maggio 2003.