NOTIZIARIO del 24 luglio 2003

 
     

Sono un cittadino del comune di Gavardo in provincia di Brescia dove svolgo la professione di geometra. Il comune da più di un anno a questa parte, sta 'tempestando' i cittadini con raccomandate riguardanti le richieste di dati mancanti, le attribuzioni delle rendite catastali, i recuperi ICI a partire dal '98.

Ho fatto ricorso alla Commissione Tributaria per alcuni miei clienti, in quanto le norme, che adesso non sto ad elencare, impediscono il recupero dell'imposta arretrata se non vi è mai stata prima dell'anno 2000 la notifica della rendita definitiva, o, in mancanza, dell'affissione all'albo pretorio del comune.

Inoltrato il ricorso per gli anni 98 e 99, per i quali il recupero era stato richiesto con due distinte raccomandate, il Comune, o meglio la responsabile dell'ufficio ICI, ha pensato bene di mandare il recupero anche per l'anno 2000, senza aspettare la sentenza della Commissione Tributaria di Brescia.

La sentenza della Commissione Tributaria c'è stata, due settimane fa, ed è stata di accoglimento del ricorso. Impassibile, la sopra citata responsabile ha provveduto ad inviare altri avvisi ed altri recuperi a seguito della correzione di alcuni errori catastali o dati mancanti di altri contribuenti, insieme ad altri atti con richieste assolutamente illegittime, come se nulla fosse.

Ho provato a rivolgermi al sindaco, al difensore civico ( che di difensore dei cittadini ha ben poco), ad assessori vari, ma è come parlare al vento, ci si fa venire solo il mal di gola.

Mi chiedo, e le chiedo, come si fa a fermare questa gente che non sa leggere le norme, che non rispetta le sentenze, e che, soprattutto non rispetta il cittadino? Può un dipendente pubblico fare ciò che vuole, se è appoggiato dai politici?

So che un giudizio nono può essere espresso senza conoscere più approfonditamente i fatti, qui genericamente espressi, ma l'ultima domanda è per me quella più importante.

Grazie per la gentile attenzione

S. B.

 

Risponde Vanna Mottarelli*:

Rispondo al geometra di Gavardo provincia di Brescia, il quale ha messo a nudo lo spinoso, quanto diffuso, problema dei rapporti tra contribuenti e Comuni in ordine agli accertamenti ICI.

Pure io, che svolgo l'attività di dottore commercialista, mi sono scontrata più volte con il gioco dello scaricabarile, come quello lamentato dal geometra nella propria segnalazione.

I politici (sindaci, assessori e quant'altro), invocando la Legge Bassanini, scaricano ogni responsabilità sui responsabili del servizio tributi. Questi ultimi, noncuranti del giudicato favorevole al contribuente , sentendosi dei piccoli incontrastati "padreterni" , continuano imperterriti a emettere avvisi di accertamenti per la medesima casistica, per il medesimo contribuente, per anni diversi .

Le Commissioni Tributarie accolgono i ricorsi ma, almeno per l'ICI, a quanto mi risulta, compensano sempre le spese. Ad aggravare la situazione concorre la miriade di avvisi di liquidazione e di avvisi di accertamento ICI, emessi con superficialità, senza alcun controllo , in base ad asettiche procedure informatizzate. Nella maggior parte dei casi tali avvisi vengono annullati dai Comuni per autotutela allorché i consulenti, ai quali i contribuenti inevitabilmente si rivolgono, ne evidenziano la palese infondatezza.

In entrambi i casi (spese compensate dalle Commissioni Tributarie e annullamento degli atti indebitamente emessi) a pagare è sempre e solo il cittadino.

Che cosa si può fare? - chiede il cittadino di Gavardo. Sulla carta molte cose. In pratica nulla.

Basti pensare che al garante del contribuente (figura questa istituita con lo statuto del contribuente al fine di agevolare il dialogo tra contribuenti e amministrazione finanziaria) lo Stato fa mancare i fondi necessari al funzionamento degli Uffici , tanto che siamo giunti al paradosso che i garanti dei contribuenti (riuniti in assemblea nazionale) hanno lanciano un appello ai cittadini affinché facciano pressioni sulle Istituzioni pubbliche per metterli in condizioni di operare.

Personalmente non ho mai fatto riferimento al difensore civico, in quanto mi sono sempre chiesta: "esiste veramente? E se esiste: a che serve? Quali sono i suoi poteri/doveri? Rimarrebbe da percorrere la strada della richiesta di risarcimento per il danno subito per un fatto ingiusto (art. 2043 del C.C.), ma anche questa strada è sconsigliabile, in quanto l'elemento "doloso" (presupposto affinché venga riconosciuto il diritto al risarcimento del danno) è difficile da provare. Risulta assodato, per giurisprudenza consolidata, che il comportamento dei dipendenti pubblici viene quasi sempre giustificato come reso nell'interesse dell'Ente.

Per quanto riguarda la realtà locale a cui appartengo taluni tentativi finalizzati a porre fine a comportamenti aberranti sono stati effettuati da una piccola Associazione a cui appartengo, la quale ha lanciato ,a mezzo di comunicati stampa, appelli alle Istituzioni pubbliche, denunciando fatti e misfatti. Taluni risultati sono stati raggiunti ma…….a che prezzo…. e con quale dispendio di energie.

L'esperienza mi ha, comunque, insegnato che l'unico deterrente che induce la pubblica amministrazione a prendere provvedimenti (non fosse altro che per tornaconto elettorale) è la carta stampata. Resto, quindi dell'opinione che quella del comunicato stampa sia l'unica via oggi percorribile.

Quanto più ampia e univoca è la voce di un'Associazione, più alta è la possibilità di stroncare sul nascere i malcostumi radicati nella pubblica amministrazione, in particolare, spiace dirlo, nei Comuni, Enti questi che , a rigore di logica, dovrebbero essere alleati con il cittadino più di qualsiasi altra istituzione.

*Commercialista, revisore dei conti, componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla legalita' Onlus

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