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NOTIZIARIO del 6 ottobre
2003
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ATTACCO
ALLA GIURISDIZIONE 1. La recente
approvazione in Commissione Giustizia del Senato della proposta di riforma
dell’ordinamento giudiziario è l’epilogo di un susseguirsi di aggressioni
verbali e di invettive nei confronti della magistratura da parte di esponenti
di rilievo della maggioranza parlamentare e del governo e, anche di recente,
personalmente del Presidente del Consiglio. Al centro dell’attacco stanno
ormai i valori primi della giurisdizione: l’attività interpretativa del
giudice, l’autonomia e la dignità professionale di ciascun magistrato,
i diritti inalienabili del cittadino magistrato. 2. L’ordinamento giudiziario non è una legge qualsiasi, poiché non disciplina solo una struttura burocratica o una categoria professionale, ma delinea l’assetto di uno dei poteri dello Stato ed incide dunque in modo concreto e quotidiano sulla possibilità di ciascun cittadino di ottenere da un giudice indipendente una effettiva tutela dei propri diritti anche se esercitati nei confronti dei detentori del potere politico o economico. Ecco perché l’assetto dell’ordinamento giudiziario non è questione dei magistrati, ma interesse vitale di tutti i cittadini. 3. Come magistrati,
come magistratura associata, come cittadini che offrono il contributo
di una esperienza professionale specifica, abbiamo non solo il diritto,
ma il dovere di esprimere con estrema chiarezza critiche argomentate ad
una proposta che non è idonea ad assicurare né una migliore funzionalità
ed efficienza del servizio-giustizia né una magistratura professionalmente
più qualificata e che al contrario darebbe vita ad una organizzazione
giudiziaria assurda ed ingestibile, incapace di rispondere in tempi ragionevoli
alle domande di giustizia della collettività. 4. La preclusione
di qualsiasi forma di partecipazione del magistrato alla vita sociale
e al dibattito pubblico (con la eccezione, praticamente indecifrabile,
delle attività di carattere scientifico, ricreativo, sportivo o solidaristico)
sembra condannare il magistrato ad una condizione di isolamento sociale
e culturale ed una sostanziale marginalità sociale. 5. La riduzione
della indipendenza della magistratura sembra l’unico obiettivo della riforma
mentre i problemi reali della giustizia, e in primo luogo quello della
ragionevole durata dei processi, non vengono in nessun modo affrontati.
La situazione della giustizia sotto il profilo della organizzazione dei
servizi, diretta responsabilità del Ministro della giustizia, è semplicemente
drammatica. 6. In questa situazione l’Anm, pur da sempre disponibile al dialogo e al confronto costruttivo e razionale, non ha altra scelta che di proclamare lo stato di agitazione. Le assemblee del 18 settembre, con sospensione delle udienze per quindici minuti, sono state un primo momento di mobilitazione e protesta contro gli attacchi alla giurisdizione. Ciò che è avvenuto qualche giorno dopo sul versante dell’ordinamento giudiziario porta oggi l’Anm ad adottare ulteriori iniziative corrispondenti alla gravità della situazione. Il Comitato direttivo dell’Associazione dà mandato alla GIUNTA - di rappresentare alle forze politiche e in tutte le sedi opportune i gravi pericoli per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e per la efficienza del servizio derivanti dal progetto di riforma; - di contribuire alla riflessione e alla iniziativa della cultura giuridica e di tutti gli operatori del diritto sulle conseguenze di una eventuale approvazione nel testo attuale del disegno di legge delega sull’ordinamento giudiziario; - di organizzare per il 5 novembre 2003 una giornata per la giustizia in tutte le sedi giudiziarie con assemblee aperte a tutte le altre magistrature, agli avvocati, agli altri operatori del diritto, al personale amministrativo e alle espressioni della società civile; - di realizzare in Roma per il 22 novembre 2003 una assemblea nazionale aperta, con il contributo della società civile, della cultura giuridica, di rappresentanti delle magistrature europee. Il Comitato Direttivo Centrale è convocato in via permanente per l’adozione di tutte le ulteriori iniziative, ivi compresa la proclamazione dello sciopero. Il Comitato
Direttivo Centrale _____________ I
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