NOTIZIARIO del 24 settembre 2003

 
     

Emendamento del Polo sull'ordinamento giudiziario.
Sanzioni alle motivazioni «politiche»
«Cortei, partiti, sentenze:
nuovi limiti alle toghe»

di Virginia Piccolillo

ROMA - Anche la motivazione di una sentenza, se troppo «politica», potrebbe diventare in futuro un illecito disciplinare sulla base del quale il magistrato che l?ha scritta potrebbe essere punito dal Csm. E? lo snodo più delicato dell?emendamento all?ultimo articolo della legge sulla riforma dell?ordinamento giudiziario, giunta al traguardo in commissione giustizia al Senato, dopo un iter tormentato.

Oggi è prevista la fine della discussione e le dichiarazioni di voto. Per arrivare, al più tardi nella giornata di giovedì, in aula, dove la battaglia tra i Poli si annuncia di fuoco. Soprattutto se, nella riunione prevista per stamattina, il Polo darà il via libera all?emendamento che «tipizza» gli illeciti disciplinari, stabilendo una sorta di decalogo di divieti per chi indossa la toga.

Secondo il testo preparato da Luigi Bobbio (An), il magistrato non potrà più essere iscritto a un partito, nè a un sindacato. Non dovrà partecipare a manifestazioni con coloriture politiche e nemmeno aderire a movimenti. Nè, tantomeno, scrivere interventi su organi di partito o in favore di regimi connotati politicamente. Si restringono le maglie anche per l?informazione. Ai pm sarà vietato anche parlare con i giornalisti della attività svolta. Potrà farlo soltanto il procuratore o un magistrato da lui delegato.

Ma il punto destinato a scatenare maggiori polemica è quello sulle limitazioni dell?attività di giurisprudenza. La maggioranza lo sa. Per questo scioglierà solo oggi il dubbio se inserirlo o meno nell?emendamento. Si tratta, in estrema sintesi, di circoscrivere la libertà del giudice in fase di stesura della sentenza. E ravvisare un «uso politico» della giustizia anche, ad esempio, in una motivazione che sia contraddittoria rispetto alla decisione del giudice.

Un esempio per tutti? Una assoluzione accompagnata da una motivazione con troppi «però». Viene in mente quella di Giulio Andreotti a Palermo. «L?intenzione - spiega Bobbio - è di rendere illecita ogni forma di contiguità alla politica. I cittadini devono trovarsi di fronte magistrati dei quali non possano dire: mi ha condannato perchè non la penso come lui».

La Riforma Castelli approda in aula dopo 15 mesi di tensioni roventi che hanno segnato anche i rapporti fra governo e magistratura, arrivata, per la prima volta dopo 11 anni, allo sciopero in difesa della propria autonomia e indipendenza. Il testo è molto diverso da quello iniziale.

Non ci sono nè la separazione delle carriere, temuta dai magistrati come primo passo verso il controllo dell?esecutivo sui pm, nè una distinzione netta delle funzioni. Ma un doppio concorso iniziale che avvia giudici e pm su percorsi diversi. La formazione dei magistrati viene sottratta al Csm.

Si prevede, inoltre, un?accentuarsi della verticalizzazione degli uffici. Il procuratore dirige e diventa il vero responsabile del lavoro dei sostituti. Viene introdotta la figura dell?ausiliario del giudice, come richiesto dai magistrati. Ma è l?unica misura che avrà tre anni di tempo per dimostrare la propria validità o sarà soppressa. Verrà discussa a parte anche la definizione di una «indennità» in più da destinare ai giudici di Cassazione: «L?obiettivo - spiega il presidente della commissione Antonino Caruso - è quello di "de-romanizzare" la suprema Corte».

La riforma ha rinnovato tensioni tra il ministro della Giustizia e il suo sottosegretario con delega alla magistratura, Michele Vietti che ha seguito passo passo il ddl. Dopo aver incaricato Giuseppe Valentino a proseguire il lavoro in aula, ieri, in seguito a un incontro risolutore tra il leader dell?Udc Marco Follini e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, Roberto Castelli ha assicurato: «Non ci sarà nessuna emarginazione di Vietti. Continuerò a dedicarmi personalmente alla Riforma».

Intanto l?opposizione affila le armi: «E? una riforma devastante - dichiara il ds Guido Calvi - che trasformerà la magistratura in un luogo dove invece del controllo di giurisdizione sugli illeciti si passerà il maggior tempo a preparare concorsi ed esami che servono soltanto a selezionare non sulla base del merito ma su quella delle ambizioni carrieristiche».
Il Corriere della sera

_____________

I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE COPIATI CITANDO E LINKANDO LA FONTE