NOTIZIARIO del 18 luglio 2003

 
     

SCHEDA SULL'ISPEZIONE DI MILANO
a cura di Rita Guma

Le ispezioni ministeriali debbono occuparsi di irregolarita' amministrative e funzionali, non del merito dei processi.
I due ispettori volevano vedere il fascicolo, quindi entrare nel merito del processo.

Gli ispettori erano in questo caso due magistrati, ma comunque dipendenti, per tale indagine, dal ministero della Giustizia, quindi dal Ministro, quindi dall'Esecutivo.
A causa della separazione di poteri (politico e giudiziario) i PM non potevano dunque tener conto, nella fattispecie, della qualifica di magistrati dei loro colleghi e coinvolgerli negli atti del processo.

I due PM hanno quindi legittimamente opposto il segreto, come riconosciuto poi dal CSM, ed hanno motivato chiaramente la loro posizione, dovuta alla necessita' di proteggere la segretezza di indagini contro ignoti.

La scadenza dei 6 mesi - massimo 2 anni - di segretezza, stabilita per legge, non vale per i fascicoli contro ignoti, perche' per la loro stessa natura non sono collegati ad un singolo soggetto e possono contenere ancora elementi di indagine segreti validi in altri processi, come e' stato opposto dai PM di Milano.
In tali casi, basta chiedere al gip una sola proroga - dopo i primi 6 mesi - e poi si puo' continuare finché la prescrizione di tutti i reati non chiude il caso.
Cio' era gia' stato stabilito in precedenza dalla Corte Costituzionale su specifica richiesta dei magistrati.

Gli ispettori e Previti sostengono invece che anche i fascicoli contro ignoti dovrebbero essere chiusi dopo 2 anni, e cio' sulla base di una sola sentenza emessa all'inizio di quest'anno che non puo' essere applicata al caso in questione perche' emessa otto anni dopo l'avvio del fascicolo di Milano.

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LA SCHEDA DEL CORRIERE DELLA SERA

I PM
La relazione I pm Colombo e Boccassini non hanno parlato con gli ispettori, ma hanno inviato una relazione scritta. Confermano che il procedimento 9520/95 è nella fase delle indagini preliminari a carico di ignoti ed è quindi coperto da segreto investigativo. I termini non sarebbero scaduti perché è ammesso che per gli «ignoti» la proroga «non ha durata limitata nel tempo». In merito al segreto, scrivono, il Csm ha stabilito che «non possono formare oggetto di ispezione gli atti coperti da segreto istruttorio»

IL CSM
L’indipendenza Il Consiglio superiore della magistratura difende i pm e richiama i limiti del potere ispettivo del ministro, che «non può mettere a rischio l’indipendente esercizio della funzione giudiziaria». Boccassini e Colombo, sostiene il Csm, hanno rispettato «l’obbligo di leale collaborazione» con gli ispettori

L’ANM
«Interferenza» L’Associazione nazionale magistrati accusa gli 007 di una «inammissibile interferenza» nel procedimento dei magistrati milanesi. Parla di una «campagna di delegittimazione» scatenata dalla divulgazione dei risultati dell’ispezione.

IL FASCICOLO
Doppia protesta L’ispezione è stata decisa dopo due esposti di Cesare Previti sulla gestione del fascicolo 9520/95, il «contenitore» (rimasto contro ignoti), dal quale la Procura dal 1997 ha stralciato gli imputati processati nei processi Sme, Imi-Sir e Lodo Mondadori. Il deputato di Forza Italia accusa i pm di aver occultato lì dentro prove a suo favore. Gli ispettori non hanno potuto visionare il fascicolo: i pm hanno opposto il segreto

LE ACCUSE
Ostacoli Secondo gli ispettori i due pm Boccassini e Colombo sono venuti meno al «dovere di correttezza e di leale collaborazione» con gli organismi istituzionali e hanno «compromesso il prestigio dell’ordine giudiziario»

IL SEGRETO
Irrituale rifiuto Il segreto investigativo, a parere degli ispettori, sarebbe stato «irritualmente opposto dai pm» alla richiesta di visionare il fascicolo 9520 del processo Previti

LE INDAGINI
I limiti Gli ispettori sostengono che sono state svolte indagini parallele e integrative (rispetto a un procedimento in corso) da parte dei pm oltre i limiti previsti dal codice di procedura penale.

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Scontro tra Castelli e Csm sulle ispezioni L’organo dei magistrati: «Leali i pm di Milano».
Il ministro: verdetto prematuro. E oggi andrà da Ciampi
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di Virginia Piccolillo

ROMA - Andrà dal capo dello Stato, oggi, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, per sottoporgli il caso del fascicolo «segreto» 9520: quello che ha riaperto lo scontro istituzionale tra politica e magistratura. Con gli ispettori di Castelli da un lato che dichiarano illegittimo il rifiuto dei pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo di mostrare quelle carte che contengono indagini, tutt’ora in corso, scaturite dall’inchiesta «Toghe sporche». Con l’Associazione nazionale magistrati, dall’altra, che denuncia un «gravissimo attacco nei confronti dei pm». Con il Consiglio superiore della magistratura che pronuncia una prima difesa della procura milanese. E con il ministro che non ci sta. Dice che ne parlerà con Carlo Azeglio Ciampi che del Csm è presidente. E annuncia: «Vedrete cosa accadrà sabato contro di me. Si scatenerà un finimondo».

CASTELLI - Il ministro dice e non dice. Non annuncia l’apertura di un procedimento disciplinare. Però avverte: «Domani incontrerò il presidente della Repubblica e, posto che è il presidente del Csm, parlerò anche di queste cose». «Credo che, comunque, il Csm non abbia in mano tutti gli atti, non so in base a quali fatti ha potuto prendere questa posizione prematura». Non vuole dire di più.

CSM - La sesta commissione ha approvato (con quattro voti a favore e uno contrario) una relazione di 10 pagine in cui difende Ilda Boccassini e Gherardo Colombo sostenendo che hanno rispettato «l’obbligo di leale collaborazione con gli ispettori». «L’opposizione del segreto investigativo è stata giustificata con la necessità di evitare un pregiudizio per il positivo sviluppo delle indagini», afferma la commissione. «E rientra tra quelle che legittimano l’opposizione del segreto di indagine». «Esula dai poteri del Consiglio sindacare le motivazioni indicate». Il plenum del Csm inizierà ad esaminare la questione tra oggi e domani. Forse si arriverà a un voto mercoledì. Luigi Berlinguer, laico ds, difende la commissione: «Ha scelto una linea di effettiva tutela dell’indipendenza non facendo l’avvocato della procura». Di altro parere Giuseppe Gargani (FI) che l’accusa di «scelta corporativa», Giuseppe Consolo (An) parla di «decisione pilatesca». E il collega di partito Luigi Bobbio chiede l’intervento di Ciampi: «per stroncare la prassi delle procedure del Csm a tutela di questo o di quel magistrato».

L’ANM - Il sindacato delle toghe denuncia una «campagna di delegittimazione. «Un’inammissibile interferenza» su un atto giurisdizionale. «Gli ispettori - si legge in una nota - si attribuiscono la facoltà di interpretare il contenuto ed i limiti del provvedimento del gip di autorizzazione alla prosecuzione delle indagini». Il ministro, conclude l’Anm, ha il dovere di decidere in fretta: o archivia o promuove l’azione disciplinare. Forse sarà questa la sorpresa che annuncia per sabato.

GLI ISPETTORI - Dopo le proteste del capo dell’ufficio dei gip milanesi, Renato Samek, ieri gli 007 di Castelli hanno fatto una precisazione sull’altra ispezione milanese, quella ordinaria. Riguarda, hanno sottolineato in sintesi, solo l’attività amministrativa e non i processi. Non ci sono censure contro i giudici. I vuoti in organico esistono eccome. E i problemi riguardano solo la tenuta del registro informatico. Dunque la responsabilità dei disagi lamentati è del ministero.

ROGATORIE - Altro fronte di polemica per Castelli è quello sulla rogatoria dell’inchiesta Mediaset, bloccata al momento in cui i pm dovevano volare negli Usa. La rogatoria non è mai partita. «Stiamo valutando - ha detto il ministro - alla luce della nuova legge, nota come lodo Maccanico, che ha introdotto questa novità che protegge il presidente del Consiglio».

Il Corriere della sera