NOTIZIARIO 2003

 
     

Bugie planetarie e grandi impunita'
di Rita Guma

Blair disse che Saddam poteva attivare armi di distruzione di massa nell'arco di 45 minuti, ma non era vero.

Il 13 luglio 2003 l'ispettore per il disarmo Blix dira': Blair ha commesso un errore fondamentale, ma io lo avevo detto prima.

L'8 luglio la Casa Bianca ammettera': la ricerca di uranio in Niger da parte di Saddam per ricostruire il proprio programma nucleare militare era falsa.

Il 13 luglio si verra' a sapere che la Cia aveva detto alla Casa Bianca di non citare le accuse sull'uranio in Iraq.

E cosi', piano piano, si scopre che quella guerra che tutti noi abbiamo avversato, non "s'aveva da fare". E questo ha a che fare non solo con la pace, ma anche con le questioni di casa nostra, sia perche' la partecipazione concreta a quella guerra l'abbiamo sfiorata, sia perche' il meccanismo messo in atto per acquistare consensi nell'opinione pubblica ha molto a che fare con la concentrazione dei media esistente nel nostro paese.

Blair e Bush pagheranno solo in termini di consensi, dato che il primo e' stato assolto a meta' dal parlamento britannico con la motivazione che avrebbe "frainteso l'intelligence, ma non volutamente ingannato il parlamento e l'opinione pubblica" (questo verdetto e' stato emesso da una commissione a maggioranza composta da membri del suo partito), mentre il secondo, con un perfetto rimbalzo di responsabilita' con il direttore della CIA (che pero' restera' al suo posto), sembra riesca a chiudere l'incidente.

Secondo un sondaggio pubblicato il giorno 8 luglio 2003 dal quotidiano The Times, infatti, il 45% dei britannici ritiene che l'azione militare non era fondata, mentre il 64% in aprile e il 58% in maggio sosteneva che la guerra 'era la cosa migliore da fare'. Secondo la Gallup (USA), invece, il numero degli statunitensi che si attendono che le armi di distruzione di massa siano mai trovate in Iraq è sceso dall'84% al 53%, mentre il 40% degli americani sono già convinti che l'Amministrazione Bush abbia manipolato le informazioni d'intelligence per aumentare il consenso alla guerra.

Nel frattempo, oltre al fatto che gli USA hanno sempre rifiutato la competenza del tribunale penale internazionale per i propri militari impegnati in azioni di guerra, in Belgio, per risolvere i problemi creati a Bruxelles - in quanto sede dell'Alleanza Atlantica - da alcune denunce contro capi di Stato stranieri ritenuti responsabili di crimini di guerra, sara' approvata una nuova legge piu' restrittiva di quella attuale, che garantira' l'immunità ai leader stranieri. Quindi un'altra impunita'. Si spera e sembra che costoro possano almeno pagare nelle urne le loro responsabilita'.

Tuttavia quanto accaduto dimostra due cose:

- la prima e' che anche se oggi la fiducia dei cittadini e' diminuita, e' stato possibile inizialmente fornire dati tali da determinare paura nei cittadini e quindi consistenti consensi alla guerra, quindi la cattiva informazione puo' avere conseguenze nefaste e mondiali;

- la seconda e' che in quei paesi comunque, anche se fino ad un certo punto, la libera informazione funziona, dato che oggi e' stato possibile diffondere i dati corretti e le due amministrazioni hanno dovuto difendersi dalle accuse.

Cosa accadrebbe invece laddove l'informazione fosse nella maggior parte in mano a chi governa, come avviene appunto in Italia (dove pure i dati della GB e degli USA ci sono stati forniti come attendibili)? Lunghi anni di passi dell'oca, di marce e balilla in uniforme occorsero ai regimi di destra, lunghi anni di minculpop, lager e muri di Berlino a quelli di sinistra per indurre la maggioranza dei cittadini a pensare e fare cose che mai prima avrebbero pensato di fare e pensare.

Oggi, nell'era dell'informazione rapida e capillare basta poco: un dato sbagliato diffuso in tutto il mondo da fonti autorevoli.

E se la controinformazione dovesse non arrivare mai?

Bollettino Osservatorio

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