NOTIZIARIO 2003

 
     

Vessilli privati e pubblici vizi
di Rita Guma

La "guerra" delle bandiere della pace, cosi' i quotidiani hanno definito la contrapposizione fra governo ed enti locali che hanno deciso di esporre il vessillo iridato della pace.

Dopo la circolare emanata dal governo per ricordare che l'esposizione di una bandiera "privata" accanto alla bandiera nazionale costituisce "vilipendio" al tricolore e comporta sanzioni penali, sono fioccate le esposizioni da parte di sindaci di tutta Italia e le conseguenti denunce in procura.

Alcuni sindaci dell'Emilia Romagna confermano l'adesione "...a un'iniziativa promossa dal coordinamento enti locali per la pace..." e contestano che "...la bandiera della pace non è un simbolo privato, ma l'emblema di un valore condiviso e sancito in maniera inequivocabile dalla Costituzione". Ed infatti il deputato Cento ha presentato un'interrogazione con questa motivazione.

A Matera, dove sventola la bandiera contestata, l'obiezione e' che la normativa del '98 puo' ritenersi superata dal decreto del Presidente della Repubblica del 2000 che conferisce nella fattispecie piena autonomia agli enti locali.

Ed in effetti, all'articolo 12 del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 7 aprile 2000, n.121 (Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici) si legge: "1. L'esposizione delle bandiere all'esterno e all'interno delle sedi delle regioni e degli enti locali e' oggetto dell'autonomia normativa e regolamentare delle rispettive amministrazioni."

Come si vede, le indicazioni sulla possibilita' di esporre o meno una bandiera dovrebbero essere normate dai regolamenti dell'ente locale interessato, tuttavia il margine di autonomia c'e'.

Intanto proprio in questi giorni e' stato illustrato il progetto del nuovo codice penale studiato dalla commissione Nordio, in cui fra i 200 reati che verranno depenalizzati e le 34 leggi speciali abrogate, viene ridimensionata l'offesa alla bandiera: con il nuovo codice la reclusione scatterà solo se si passerà ai fatti (ad esempio bruciandola o strappandola).

Insomma nessuno verrà punito per uno dei vecchi reati di opinione, quando si limiterà alle parole e questo lo si deve probabilmente al leader della Lega, Bossi, condannato in primo grado il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, per vilipendio della bandiera tricolore a causa della frase pronunciata nel comizio del 26 luglio del 1997 a Cabiate (Como), durante la festa della Padania (in secondo grado lo salvo' l'immunita' parlamentare).

Nel suo intervento, Bossi si riferì alla bandiera tricolore che sventolava su una scuola vicina, affermando, tra l'altro: "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il c..." (La Repubblica del 26/07/01).

Dunque offendere cosi' la bandiera non sara' piu' reato, mentre il governo (di cui la Lega fa parte) ritiene che costituisca vilipendio alla bandiera affiancarle un simbolo di pace universale.

Bollettino Osservatorio

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